domenica 25 gennaio 2009

La vitalità dei siti nuragici


Franco Pez – Ricercatore delle energie della terra
Il presente progetto nasce dalla necessità di dare risposta all’antico quesito se vi sia o no la presenza di forte energia vitale nei siti nuragici della Sardegna, come ci viene tramandato dalle leggende popolari locali. Cosa rappresentavano per le popolazioni di allora questi siti? Esiste davvero energia nei siti nuragici? Questa energia è da considerarsi buona e compatibile con l’uomo? E’ vero che in certi periodi dell’anno qui si officiavano importanti riti di guarigione per l’intera comunità tribale? Il rito dell’incubazione come ci viene tramandato da Aristotele nei suoi antichi testi è la realtà o la leggenda? E’ vero che gli antichi pastori e i guerrieri frequentavano questi luoghi per guarire dalle malattie e dalle possessioni? E’ vero che durante il solstizio di estate si ha un aumento della vitalità del luogo? E ancora, è bene frequentare i siti di notte?
Questi sono alcuni dei motivi che mi hanno indotto ad intraprendere la presente ricerca allo scopo di arricchire le mie conoscenze personali sul magico mondo antico della Sardegna. Pertanto, il mio, vuole essere un viaggio di piacere senza alcuna pretesa di voler dare risposte certe su misteri, che ancora oggi avvolgono le strutture megalitiche del passato. I siti nuragici di cui parlo sono: i Nuraghi, le Tombe dei Giganti, i Templi a pozzo, le Domus De Janas, i Menhir e i Dolmen disseminati sul territorio e particolari chiese cristiane sorte su resti di antichi siti pagani. Per la verità questi siti si trovano su tutto il territorio della Sardegna ma ho voluto sviluppare questo primo progetto in Gallura, nel Nuorese ed in Ogliastra per l’aiuto importante che mi hanno offerto dall’Associazione Culturale Elicriso di Palau, in particolare l’amico Piernando Fioredda e gli amici Antonio Zurru di Nuoro e Giuseppe Piras di Arbatax. E’ dal 1996 che mi avvalgo della loro fraterna ospitalità, che mi permette, per due periodi l’anno, di fare le mie misurazioni ridiestesiche dei megaliti. Essi mi hanno accompagnato per intere giornate a visitare la Sardegna come guide esperte dei luoghi e come conoscitori attenti della storia della Sardegna e delle usanze e credenze popolari che attingono sembra nella storia antica di questa regione. Ho ascoltato i loro linguaggi e dialetti che originano da culture lontane e diverse tra loro. Questa esperienza vissuta assieme a loro è stata bella e importante, ha segnato l’inizio di una serie di studi sui siti nuragici ed ha saldato una collaborazione ed una amicizia che durano ancora oggi e di cui vado fiero. Per le prove energetiche io faccio uso della radionica da utilizzare per rilevamenti sul posto (Radioestesia). Gli strumenti utilizzati per le misurazioni radiestesiche sono:
• l’antenna radiestesica;
• la scala Bovis;
• il sale blu per rilevare le radiazioni nocive;
• fiale test per rilevare i disturbi provenienti dal sottosuolo (Geopatie);
• apparati radionici per misurare a distanza la vitalità dei siti.

La prima tomba che visitai fu quella chiamata “Li Mizzani” vicino a Palau, in Gallura. La struttura di questo monumento funebre è formato da grandi pietre infisse in verticale nel terreno che formano una struttura posteriore a forma di scafo di nave lunga dagli 8 ai 30 metri, per la conservazione dei resti mortali dei componenti la tribù nuragica. Queste pietre (Menhir) venivano sormontate da altre pietre traversali (Dolmen) che a loro volta erano coperte da un tumulo di pietra. Sul davanti invece questi Menhir formano un semicerchio (Esedra) con al centro una pietra molto più grande detta “stele” che presenta in basso un pertugio per l’ingresso nella camera sepolcrale. L’intera struttura vista dall’alto rappresenta schematicamente la testa del toro, con le corna formate dall’esedra semicircolare ed il muso formato dal tumulo funebre. Le misurazioni radiestetiche del sito evidenziarono subito un fatto assolutamente imprevedibile: mentre sul davanti dell’esedra le energie misurate erano vibrazioni buone e di elevata intensità, ai lati in prossimità di un albero di ginepro che si trova a destra della tomba, e sul lato sinistro in prossimità di un muro a secco, si evidenziarono invece energie molto basse e negative per l’uomo.
Piernando, racconta che le popolazioni di allora usavano in particolari periodi dell’anno, utilizzare la tecnica della della “incubazione” che consisteva nel digiunare per cinque giorni e cinque notti distesi sulle pietre dell’esedra in cambio oltre alle guarigioni, responsi sull’esito delle future battaglie, della caccia, della salute e della fecondità ma questo era un compito addetto ai sacerdoti delle tribù nuragiche.
In quell’occasione mi venne data l’opportunità di eseguire un importante esperimento radiestesico e ciò per la presenza sul luogo di due coppie di anziani, provenienti dalla Lombardia. Dopo le presentazioni d’obbligo, ci spiegarono che loro da ben cinque anni frequentavano la tomba dei giganti per curarsi gli esiti di gravi malattie degenerative. Alla mia richiesta di chiarimenti, mi dissero che avendo saputo e letto un libro di uno studioso di energie della terra, il signor Aresu di Palau, avevano voluto provare la cosa ed erano rimasti molto contenti. Approfittai della loro cordialità e chiesi di aiutarmi nell’esperimento. Acconsentirono.
Il mio intento era quello di misurare la vitalità del luogo e nel contempo anche la vitalità dei presenti. Misurai l’energia del terreno antistante la tomba e rilevai una grande energia (Bovis 23000, mentre normalmente un terreno considerato buono ne misura 6500), provai quindi la vitalità dei due coniugi ed anch’essi misuravano Bovis 23000 quindi si erano ricaricati dell’energia del luogo. Di questa esperienza fatta a Palau ne parlai con l’amico Giuseppe Piras di Tortolì; mi portò in visita ai Menhir del territorio tra Tortolì e Barisardo. Visitammo alcuni nuraghi e tombe di giganti, ma quello che più mi ha colpito sono state le rivelazioni sui Menhir di Perdalonga.
Questi sono cinque enormi pietre, quattro delle quali sono infisse nel terreno, una è divelta e giace in terra con accanto un betilo dentellato. Delle quattro ancora in piedi, tre si trovano allineate tra di loro, alla distanza di m.13 circa, e una è discosta di m.50, verso sud-ovest. Per prima cosa misurai con un rilevatore elettronico se i Menhir, che normalmente sono dei monoliti di granito, se emettono onde ultrasoniche. La prova fu negativa. Verificai inoltre che questi erano allineati sull’asse terrestre in direzione Nord – Sud. Ma mentre usavo la bussola, notai uno scatto dell’ago di 30° verso Est, ogni volta che transitavo sulla linea di congiunzione dei Menhir.
Praticamente le pietre infisse spostavano l’orientamento dell’asse terrestre di 30° perché? Forse la pietra granitica emette un suo campo magnetico che interferisce con quello terrestre? Feci la prova della vitalità e notai che le pietre erette emettevano energie, mentre quelle distese ne erano prive. Questo indica, senza ombra di dubbio, il punto dove sono posizionate le pietre-energia che, a loro volta, gestiscono in qualche modo. Ho rilevato inoltre che l’energia dei Menhir non è compatibile con l’uomo e pertanto è da considerarsi negativa. Infatti con l’antenna radiestetica e con test geopatici verificai una cosa molto importante, cioè che tutti i Menhir sono posizionati esattamente sui Nodi di Hartmann, che noi sappiamo essere punti pericolosi (1° Rete a griglia globale).
Cosa sono i nodi di Hartmann? E una struttura elettromagnetica a forma di rete attorno al globo e funge da conduttore delle correnti elettriche della ionosfera e del magnetismo terrestre. E’ un sistema ortogonale di onde permanenti, orientato sull’asse Nord-Sud e Est-Ovest con maglie che formano rettangoli di circa 2x2’5 m. di lato e i cui punti di incrocio hanno preso il nome di Nodi di Hartmann in onore al suo scopritore. Si tratta di energia di provenienza cosmica originata dal sole. Può avere, in determinate condizioni del sottosuolo (Geopatie), effetti malefici sul mondo animale e vegetale. Ma ciò che più mi stupì fu che quando un nodo di Hartmann, è spostato dal suo normale allineamento, anche il Menhir è spostato, tanto da rompere le righe con gli altri. Questo ci pone un quesito al quale non è facile rispondere. Due sono le possibili spiegazioni: o gli antichi conoscevano quetsi reticoli energetici terrestri e li utilizzavano per piantare i loro Menhir e creare così una rete di trasmissione delle energie, oppure il Menhir stesso ha il potere di attrarre a sé i nodi di Hartmann presenti sulla superficie per potenziare la sua azione di antenna cantatrice delle forze cosmo telluriche della terra. Comunque sia, lo scopo e gli effetti dei Menhir sul territorio ci restano ancora del tutto sconosciuti.
Già nel 1998 ho avuto la fortuna di visitare assieme a Piernando Fioredda la Chiesa di San Giorgio nell’agro di Palau e ne ho potuto misurare le energie vibratorie e la vitalità del luogo. Piernando mi spiegava come in quella chiesetta di campagna, nel giorno del santo patrono, si celebra ogni anno una gran festa popolare. Prima di introdurci nella chiesa, con grande rispetto delle tradizioni, lui bussa tre volte sulla porta. Appena dentro siamo stati presi da un gran senso di quiete e di serenità. Nella penombra appena rischiarata dalla fioca luce che cadeva dall’alto da due piccole finestre laterali, si intravedeva l’altare con effige del santo, due candelabri, una doppia fila di banchi, l’acquasantiera e niente più. Mi ricordo che stavo seduto lì molto volentieri; in quel silenzio ovattato udivo i bisbigli di Piernando che con voce magica spiegava come l’attuale chiesa sorgeva su precedenti chiese cristiane, e ancor prima su siti precristiani e addirittura su siti preistorici.
Che tutta quella zona era famosa fin dalla antichità per la grande energia presente e che anche le piante del posto crescono in modo più rigoglioso e imponente della norma. Che lì, sotto il pavimento nei pressi dell’altare, c’erano sepolte le ossa dei fondatori della chiesa. La cosa mi incuriosì così tanto che tirai fuori dalla mia borsa di lavoro, fedele compagna dei miei viaggi, gli attrezzi del mestiere. Con l’antenna radiestesica e con il test di rilevamento “resti umani” andavo avanti e indietro per la chiesetta senza trovare nulla che indicasse la presenza di reliquie umane. “Strano – disse Piernando – eppure so per certo che queste ossa furono riesumate e poi chiuse in un cofanetto metallico e riposte sotto il pavimento dell’altare” che lui chiama in dialetto Gallurese “La Losa”. Allora capii: il metallo del contenitore nascondeva il segnale radiestesico delle ossa. Riprovai allora con il test rilevatore di “metalli” e dopo appena due prove, davanti all’altare sul lato destro, l’antenna mi segnalò la presenza di metalli sotto il sottosuolo.
Misurai la vitalità della chiesa che mi diede un valore di Bovis 39.000 (molto alto considerando che un fabbricato normale in buona salute ne misura 6500). Successivamente Piernando, da ottimo fotografo naturalista qual è, fece delle foto all’interno della chiesetta, ignaro di ciò che sarebbe successo al momento dello sviluppo della pellicola. La fotografia che poi mi diede, che con il suo gentile permesso pubblico, fu stupefacente.
Si vedeva chiaramente nella penombra, una colonna di luce che saliva verso il tetto, poi stranamente si piegava a 90° ed usciva all’aperto attraverso il muro. Ma ancora più incredibile è il fatto che il fascio di luce fuoriusciva proprio dalla zona del pavimento dove è sepolta l’urna, precisamente sotto l’altare. Questa foto, con il negativo, è stata analizzata in un laboratorio specializzato di Milano, che ha documentato la sua veridicità e la totale assenza di “trucchi” fotografici. Ci spostammo poi, attraverso un sentiero, che serpeggia tra grandi massi di granito e spiazzi erbosi, carichi di fiori coloratissimi, dono gradito di questa terra di Sardegna. Raggiunta una grande radura, Piernando ci allietò con la descrizione delle piante arbustive tipiche della zona e dei suoi benefici che ne traevano un tempo, i pastori che le usavano come medicamento.
Ci parlò del comportamento degli insetti e delle nidificazioni degli uccelli, che lui conosceva molto bene per averli studiati nei suoi safari fotografici. Notai come gli arbusti di lentischio crescono qui molto più esuberanti che altrove, favoriti dalla grande vitalità del posto. E così parlando, ci addentrammo in una fitta macchia di corbezzolo e lecci che nascondevano alla vista, l’ingresso appena dentro, ci guardammo attorno si sentiva a fior di pelle l’importanza del posto, perché istintivamente tutti abbassarono il tono della voce come avviene sempre all’interno dei luoghi di culto. Grandi pietre ostacolavano il nostro percorso. Alcune presentavano incisioni e tagli e fessurazioni chiaramente di origine umana. Piernando diede delle supposizioni sull’utilizzo degli uomini primitivi di simili artefatti e sul significato di alcuni simboli incisi sulla roccia. Scattai delle foto del posto e misurai la vitalità del luogo (Bovis 600.000 incredibile) Notai che questa energia, pur risultando “buona”, era troppo forte e questa poteva anche non essere sopportata da tutti. Appena più avanti, in un anfratto della grotta, ci mise tutti in fila (eravamo cinque persone tutte adulte), posizionati con la faccia verso l’interno; ci disse di sollevare le braccia in avanti e di distendere le dita, di stringere leggermente gli occhi, come avviene come quando si rimane abbagliati da una forte luce e poi di osservare quello che succedeva. Dopo un attimo di adattamento, con grande meraviglia di tutti, potemmo osservare uno spettacolo inconsueto:
da ognuna delle dita usciva un raggio luminoso, ben visibile poi ad occhi aperti. Dopo i primi momenti di sorpresa, ci divertimmo a far sciabolare, nella penombra della grotta, i fasci di linee movendo aritmicamente le dita.
Riunendo le due mani, i fasci di luce si sommavano tra di loro, diventando un fascio più consistente. Che cosa era avvenuto? Secondo me, in presenza di tanta energia, in questi siti particolari è possibile che il campo visivo umano possa “allargarsi” e permettere così all’occhio di vedere particolari immagini che normalmente non si percepiscono. Che cosa siano poi quei fasci di luce che escono dalle dita, non si sa. Molto eccitato dall’avvenimento, scattai delle foto del luogo e prelevai un piccolo frammento di roccia per eseguire poi degli esperimenti di verifica a casa mia.

CONSIDERAZIONI FINALI
Dai dati ricavati si evidenzia quanto segue:
1 – La Tomba dei Giganti rappresenta in contemporanea le due energie, quella positiva nell’esedra e quella negativa ai lati. Ma mentre la negativa è costante, sia di giorno che di notte, l’esedra rimane praticabile solo nelle ore diurne, mentre diventa negativa di notte. Nel giorno di San Giovanni, il 24 giugno, nell’esedra si ha il raddoppio dell’energia, che poi riscenderà ai suoi livelli normali.
2 – I Menhir sono posizionati sempre sui Nodi H., ricevono e spostano l’energia a similitudine degli aghi in agopuntura. Spostano l’asse magnetico terrestre, non sono compatibili con l’uomo.
3 – La vitalità del luogo condiziona anche la vitalità delle persone presenti.
4 – Le energie negative e quelle positive possono coabitare nello stesso luogo.
5 – La chiesa mantiene sia nelle ore diurne che notturne la sua alta energia che viene raddoppiata il giorno di San Giovanni, 24 giugno. La grotta della luce ha una elevatissima energia ma solo nelle ore diurne, mentre la notte diventa particolarmente negativa, pertanto è assolutamente pericoloso frequentarla di notte. Aumenta dal 26 giugno la sua energia fino a raggiungere il suo massimo di 770.000 Bovis, il giorno di San Giovanni, per tornare ai suoi livelli tradizionali il 29 giugno giorno di San Pietro.


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